[vc_row][vc_column][vc_column_text]Gustose, energiche, rinfrescanti, le arance Navel sono note non solo per le qualità organolettiche ma per il curioso aspetto: quella specie di escrescenza al lato opposto rispetto al picciolo le rende subito riconoscibili. Ma le arance con l’ombelico di fuori hanno un’altra curiosità: la loro storia. Se pensavate che fossero delle indigene made in Sicily, questo articolo vi stupirà.
Siamo agli inizi dell’Ottocento. Ci troviamo a quasi 9mila chilometri dalla Sicilia, in un monastero del Brasile, a San Salvador de Bahia. Qui, in un ramo di arancio amaro, accadde il miracolo: da una spontanea mutazione germogliò una bellissima Navel. Passano gli anni e, intorno alla seconda metà del secolo, caso volle che uno di quei frutti giungesse nelle mani del Dipartimento degli Stati Uniti dell’Agricoltura di Washington D.C. nella persona di William Saunders. Proprio in quel periodo, un’amica di Saunders, Eliza Tibbets, donna dotata di forte personalità, si era da poco trasferita a Riverside, in California, ed era in cerca di consigli su cosa coltivare nelle sue terre: Saunders le diede allora due delle piantine di quelle arance. Nel giro di un paio d’anni circa, da quelle piantine cominciarono a spuntare delle splendide Navel. Fu un vero successo che andò a segnare la fortuna dell’industria agrumicola di tutta la California. Uno degli alberi provenienti dal giardino della Tibbets è oggi il monumento storico della California n. 20.
Da lì le arance Navel hanno fatto il giro del mondo fino a raggiungere le terre del Sud Italia dove hanno trovato le condizioni ideali. Oggi sono la varietà più coltivata al mondo.
Una versione diversa della storia di questo agrume vuole invece che siano d’origine siciliana. Pare infatti che, duecento anni prima di essere avvistate in Brasile, il gesuita Giovan Battista Ferrari le descrisse in un testo per l’agrumicoltura da cui si ricaverebbe che già nel Seicento venissero coltivate nel Regno di Sicilia. Sarà vero?
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Dico solo che sono buonissime!!